Indigofera ricette e come riconoscere agenti nocivi addizionati

30.11.2017

Bene bene ci risiamo! Oggi volevo parlarvi della mia erba preferita! Del mio amore erboso. L'INDIGO! O semplicemente colui che viene chiamato hennè nero o Rang.

Perché scrivo questo?

Sono un'utilizzatrice di piante per la cosmesi ormai da non so più quanti anni. In questi anni ho sperimentato l'impossibile sia in termini di mix che in termini puramente di reazioni chimiche. Ho notato che molti fanno parecchia confusione sull'uso, sulla tipologia di colore e sul come trattare questa molecola per farla rendere al meglio. Quindi condividiamo!

Ma partiamo dalla base. 


Cos'è l'indigofera?

L'Indigofera tinctoria è una pianta appartenente alle leguminose utilizzata da secoli per produrre il classico blu indaco.


La molecola colorante dell'indigofera è l'indigotina che, ossidandosi con l'aria, assume un colore che varia dal blu notte al blu violaceo.

La polvere di indigofera, anche detta indigo, necessita di una lavorazione meno laboriosa rispetto a piante utilizzate in occidente per il rilascio dello stesso colore.
Questo perchè l'indigotina è già presente in questa pianta e non va estratta con reazioni.
Nella parte dell'Europa Centrale l'indaco veniva riprodotto con l'Isatis Tinctoria (anche detta guado). Nel periodo rinascimentale si creò un vero e proprio mercato sul guado tant'è che la sua preziosità lo face definire "L'albero della cuccagna".


Il problema del guado però era la sua lavorazione. Questo possiede la molecola precursore dell'indigotina, l'indacano. E la sua ossidazione e estrazione è molto più complessa.
Si passava al linciaggio delle foglie e al mulino. Successivamente ossidato per ore all'aria con la lisciva. L'indicano è un derivato idrosolubile dell'aminoacido triptofano. Questo rilascia ß-D-glucosio e idrossile.


E' proprio questa ossidazione a convertire l'idrossile in indigotina


Il guado ad esempio contiene fino al 0,2-0,8% di questo composto. L'indigotina invece è più resistente e si lega in maniera più stabile su alcuni tessuti.


L'ossidazione dell'indigofera varia tra i 2 e i 10 minuti contro le 6-12 ore del guado.
E' pur vero che se la pianta è particolarente vecchia necessita ugualmente di questa ossidazione prolungata per rompere le molecole e far rilasciare il pigmento indaco.

Composizione chimica dell'indigofera

L'Indigo ha un punto di fusione a circa 390-392 ° C. È insolubile in acqua, alcool, o etere ma solubile in DMSO, cloroformio, nitrobenzene, acido solforico
concentrato e.

La formula chimica dell'indaco è C16H10N2O2. In realtà quando noi la mischiamo la polvere non si scioglie ma crea una pasta cremosa perchè polverizzata. Questa assorbe acqua e dà appunto la consistenza di una crema spessa.

Le proprietà dell'indigotina sono le seguenti

Formula Molecolare C16H10N2O2
Massa molare 262.27 g/mol
Appearance blu scuro - polvere cristallina
Densità 1.199 g/cm3
Punto di fusione 390 -392 °C (734 -738 °F; 663 - 665 K)
Punto di ebollizione si decompone
Solubilità in acqua 990 µg/L (at 25C)

Preparazione e Test

Il problema fondamentale dell'indigo per chi si avvicina alla tintura naturale è la tenuta. L'indigo ha bisogno di un mordente a differenza della lawsonia.
L'indigotina è molto più grossa come molecola quindi rimane in superficie e non si lega perfettamente con la cheratina. Il suo più temuto solvente sono i lipidi.


Ci sono due fondamentali scuole di pensiero: ossidazione basica, ossidazione solo acqua.

Per far si che l'indigo prenda bene è necessario che la superfice sulla quale si deve ancorare sia perfettamente pulita e che non siano presenti film lipidici.
Se si passa l'indigo su una superfice oleata la superfice non verrà colorata in quanto l'olio farà da schermo all'indigotina.

Test e sperimentazione

Riassumendo brevemente due anni di test con l'indigofera e l'estrazione della sua molecola ho provato l'ossidazione in acido. Il test l'ho eseguito su me stessa raggiungendo il punto di "non scaricamento" del colore.
Utilizzeremo l'aceto come agente ossidante e l'allume di potassio come mordente.

Colore di partenza: nero corvino senza riflessi
Colore ottenuto: nero- blu

Ricetta per 200 grammi di indigo:

- 200 grammi di indigo
- un cucchiaino di allume in polvere
- 2 cucchiai di aceto
- infuso di tè nero, rosmarino e salvia bollito il tutto per 10 minuti e lasciato freddare con le erbe in infusione.

Mischiare l'indigo quando l'infuso è arrivato a temperatura ambiente (20-25 gradi più o meno). Se non si usa il decotto prendere l'acqua del rubinetto.
Non usare acqua calda o bollente. Meglio acqua fredda o tiepida.
Più calda è l'acqua e più la molecola si "cuoce" rilasciando un colore più chiaro. Se l'acqua è bollente la molecola si decompone e non colorerà più.
Ho usato un'indigo di buona qualità e fresco quindi non c'è stato tempo di ossidazione. Nel caso in cui si utilizza una polvere vecchia portare l'ossidazione da 6 a 12 ore. A seconda di quando è stata tagliata.

Procedimento e lavaggio pre-indigo:
1. Lavaggio: 3 cucchiai di farina di ceci e 1 di argilla verde.
Miscelato il tutto con acqua fino a fare una pasta spessa, bagnato la testa e messo sulla cute. Tirato su con un mollettone e andato al punto 2
2. miscelato l'indigo con tutti gli ingredienti sopra
3. sciacquato lo shampoo di prima, tamponato un attimo l'acqua in eccesso e messo l'indigo
4. tempo di posa da 4 a 12 ore. Il test in questione è stato eseguito con una posa di 4 ore.
5. Una volta sciacquato il tutto messo un bicchiere di aceto nel lavandino, riempito di acqua e ci ho immerso la testa per un 2-3 minuti in modo da far fissare il colore e soprattutto togliere i residui.

Indigo che non ha bisogno di ossidazione:
- Janas
- Olga
- Henna Boy
- Erbamea (ma è sabbioso e ha bisogno di essere passato) onestamente non lo consiglio perchè si paga la sabbia per polvere di indigo
- Aroma Zone

Indigo o simili che bisogna far ossidare tutta la notte:
- Planta Medica
- Zarqua
- Top-op (Vasna powder)
- Rashmi
- Biokyma
- Tutto il guado (isatis tinctoria)
- Persicaria

Nella foto il colore ottenuto! 

PPD - Come riconoscere l'erba pura da quella tagliata con sostanze nocive

L'indigofera ha bisogno di una particolare lavorazione nella coltura e non deve essere troppo vecchia.
Più è vecchia la polvere e più il rilascio di indigotina è basso a meno che non si forza con ossidazione lunga e all'aria.
In più molti fornitori per far pesare di più l'erba la tagliano con sabbia. Quindi è ancora meno colorante.

A questo ovviano aggiungendo molte volte dei coloranti sintetici che provocano abrasioni della pelle.
Il più nocivo di tutti è il PPD (para-phenylendiamine) che crea delle vere e proprie cicatrici indelebili.
Questo anche perchè l'indigo non tinge di nero ma di indaco.
Questa pratica è utilizzata soprattutto per le paste ad uso tatuaggi temporanei e per le tinture nere.
L'indigo non è nero!

Cos'è e come si riconosce il ppd

La para-phenylendiamine è una molecola sintetica fortemente fotosensibilizzante. L'abrasione cutanea avviene perchè la zona dell'epidermide trattata con il ppd attira i raggi solari e li amplifica.
Il risultato è appunto di una vera e propria ustione al pari del mettere la mano su una fiamma viva.
Questa molecola è riconosciuta come nociva e altamente allergizzante. Ma come si riconosce? Per capire la reazione che ha sulla pelle metto qualche foto di casi reali. Ho preso quelle meno gravi per le persone più sensibili. Ma se siete curiosi basta cercare su Google "PPD Henna Reactions".

Reazioni da PPD

Come Testare se è presente PPD

Per riconoscere se la polvere contiene ppd bisogna seguire i vari passi:

1. La pasta appena mischiata con acqua non deve diventare nero pece. Se è così contiene ppd


2. L'indigo odora di piselli ed è verde chiaro. Se ha un odore ferroso, rugginoso o acre allora è addizionato


3. eseguire un test con ammoniaca. L'indigo puro in una soluzione con ammoniaca si impasta e non ha reazioni visive strane.

Il ppd invece inizia a friggere e fare una schiuma molto simile al cappuccino.
Questa schiuma ha la particolarita di "bruciarsi" a contatto con l'ossigeno quindi si avrà la schiuma bianca sotto e una "crosta" marrone scuro sopra di essa la reazione è la seguente che vedete in foto


Se vedete che contiene questa sostanza NON USATELO! Se dovete tingere i capelli prendete una tinta o accontentatevi del colore dell'indigo.

Se dovete fare un tatuaggio prendete la pasta fresca!
Usate l'hennè rosso o lo stesso indigo. Blu è bello lo stesso

A breve  come realizzare i tatuaggi con hennè puro e come farli durare abbastanza.

Buona sperimentazione!

Dove trovo un buon indigo?

IlariaBiocare, Tutti i diritti riservati 2017
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia